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Sansepolcro, dopo l’uragano al lavoro la giustizia

Un’inchiesta internazionale chiarirà le responsabilità della tragedia che ha colpito la città pierfrancescana, secondo gli inquirenti colpa dell’Isis e dei negri.

SANSEPOLCRO – Cessato allarme! Ad annunciarlo è il vicesindaco Andrea Laurenzi, che durante la conferenza stampa tenutasi a Palazzo delle Laudi legge ai tanti giornalisti presenti il nuovo bollettino di Meteo Gekko: “Il terribile uragano Al Bano è declassato a tempesta tropicale”. Un sospiro di sollievo da parte di Laurenzi dopo un’intera giornata di lavoro, “tra l’altro la prima della mia vita”, ha sottolineato il vicesindaco.

“Troveremo i colpevoli e li assicureremo alla giustizia internazionale”, aveva tuonato nella mattinata di ieri il Sindaco Daniela Frullani quando è cominciato l’attacco terroristico nei confronti del capoluogo valtiberino.

“L’Uragano è sicuramente di matrice dolosa”, ha sottolineato anche l’ispettore Harry Klein inviato dall’Interpol, correggendo le prime notizie apparse che indicavano la Russia di Putin come mandante. Del resto come non tener conto dell’analisi del comitato delle locali badanti ucraine che sottolineavano come il vento venisse da nord-est, che il 5 marzo fosse l’anniversario della morte di Stalin ed in più che lo jettatore Renzi fosse in visita a Mosca (e già questo fatto da solo giustificherebbe un attacco russo alla Toscana).

Purtroppo tutte le indagini in corso portano alla pista islamica, un attacco così pesante alla quotidianità dei biturgensi non poteva che essere colpa di Allah, come dimostra anche la cattura di alcuni profughi siriani trovati alla Spinella in possesso di kit di montaggio per ventilatori di precisione made in Iran. Introvabile anche il noto venditore di chincaglierie assortite, il sub-sahariano Mustafa, probabile capo della locale cellula dormiente Isis-Santa Fiora. Un’altra prova a conferma della matrice islamica è la provocatoria amputazione della mano della statua di Piero della Francesca oltre che le immagini del boia John riprese dalle telecamere dell’Aboca Museum. Del resto l’Isis ci aveva avvertito, “colpiremo al cuore della cristianità”, non intendevano il Vaticano, ma il Borgo del Santo Sepolcro.

Il terribile attacco è stata anche una bella occasione di amicizia e vicinanza tra i cittadini di Sansepolcro. Si è rivista dopo tanti anni quella solidarietà che colpevolmente era da tempo venuta a mancare. In molti hanno fatto finta che niente fosse successo e per non darla vinta ai terroristi si è cercato di mandare avanti la città come nulla fosse. Pregevole dunque vedere di prima mattina i podisti locali correre nonostante le raffiche di vento, rami e tegole. Da imitare i “Borghesi Tesi”, che per tutta la giornata hanno continuato ad incitare la loro squadra nonostante l’allenamento del giovedì fosse stato rinviato. Infine lodevoli coloro che con il loro corpo hanno fatto scudo alle istallazioni artistiche che il mondo ci invidia: le celebri “Palle di Porta Fiorentina” e il capolavoro urbanistico di Piazza della Repubblica non sono neppure stati scalfiti grazie ai numerosi cittadini che amano la loro città.

Successo incredibile anche per il concorso fotografico “La città che vorrei”, promosso dalla Pro Loco locale, che ha visto una gara di scatti d’autore pubblicati su facebook per l’intera giornata, e che nelle prossime ore vedrà premiato l’autore dell’immagine più realistica.

Infine anche qualche episodio increscioso, sintomo della grande inciviltà che si nasconde tra alcuni dei nuovi residenti in Valtiberina. Due giovani pakistani che facevano finta di aiutare a liberare Viale Vittorio Veneto dai rami caduti sulla sede stradale sono stati arrestati in flagranza di reato mentre probabilmente stavano pensando di trafugare alcuni pezzetti di pregiato legno. Simile scenario a Porta Romana, dove un albanese è stato visto mentre raccoglieva pezzetti di coppo gatto, e si è salvato dal linciaggio della folla solo grazie all’intervento dei Vigili Urbani. I tre saranno processati per direttissima ed espulsi dall’Italia già domani mattina.

Jurgen Sparwasser

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Una carriera come mezzala al Magdeburgo con un bottino di una Coppa delle Coppe, tre scudetti e quattro coppe nazionali. La sera del 22 giugno 1974 la sua vita cambia. Abbandona la Germania Orientale per dedicare tutta la sua vita a scrivere articoli giornalistici per lo Zozzo.