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Via Tito dalla toponomastica di Sansepolcro

Dopo il brigatista Cesare Battisti anche l’ex leader jugoslavo sparirà dagli stradari della città dedicata al Santo Sepolcro.

Stagioni di grandi cambiamenti nella città che porta il nome della piazza dove a Milano furono fondati i Fasci di Combattimento. “È giusto riportare tutto attorno ad un unico filo conduttore e il legame di Sansepolcro alla storia del ventennio deve essere maggiormente valorizzato dato che tutto iniziò proprio da Piazza San Sepolcro a Milano”, sono le parole a caldo dell’assessore a lavori pubblici, “restaurazioni” e urbanistica Riccardo Marzi.

Appena quattro anni fa, in occasione dell’arresto del brigatista Cesare Battisti, fu rimossa dalla toponomastica cittadina la piazza davanti alla stazione che era stata intitolata dalle amministrazioni comunali comuniste a colui che fu perfino definito patriota. Con l’occasione venne condannata all’oblio anche la stessa stazione ferroviaria colpevole di avere nel proprio indirizzo il nome del Battisti.

Stessa sorte in queste ore toccherà a Via S. di Tito, dedicata al criminale jugoslavo e ai  leader del paese balcanico santificati dallo stesso Tito. Per par condicio sarà condannata all’oblio anche la ormai ex sede della vecchia Usl (oggi Asl) che per tanti anni ha avuto come indirizzo un nome non compatibile con il rispetto della Patria.

Non è casuale il fatto che le vecchie amministrazioni comuniste ubicarono la strada dedicata al persecutore degli italiani proprio tra via XXV Aprile e Viale Osimo. Probabile una prossima mozione consiliare con finalità di aggiornare l’obsoleta toponomastica. Il centenario della marcia su Roma cade a fagiolo proprio nel 2022 mentre la strada dedicata al trattato di pace con la Jugoslavia (Trattato di Osimo) potrebbe essere dedicata alla città di Fiume che venne occupata dai fascisti proprio nel 1922.

Jurgen Sparwasser

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Una carriera come mezzala al Magdeburgo con un bottino di una Coppa delle Coppe, tre scudetti e quattro coppe nazionali. La sera del 22 giugno 1974 la sua vita cambia. Abbandona la Germania Orientale per dedicare tutta la sua vita a scrivere articoli giornalistici per lo Zozzo.