Le luci della ribalta mondiale si prospettano per il piccolo comune appenninico di Sestino, dove in questi giorni la popolazione è freneticamente occupata nell’organizzazione di una kermesse di portata storica: si aprirà infatti, il prossimo 9 gennaio, il concorso che porterà all’elezione del più bell’esemplare di cinghiale della penisola italica.
I sestinesi non stanno più nella pelle, stando alle parole di uno dei promotori della pionieristica rassegna, il marchese di Rofelle Vito Agilulfo Ridolfini Marrazzini: “Questa è un’occasione che non ci faremo sfuggire,” sostiene a gran voce il nobiluomo interrompendo sovente il soliloquio con dei possenti rutti al tartufo nero (un’altra eccellenza di queste dorsali montane), “dopo aver perso l’opportunità di far divenire Sestino capoluogo di provincia in seguito alla crisi diplomatica tra il suddetto comune e Arezzo per via del caso Ca’ Raffaello, e dopo aver visto soffiarci lo status di sede Erasmus per gli iscritti alla facoltà di nanotecnologie dell’Università di Cambridge in favore di Borgo Pace, questa è un’ottima vetrina per una potenziale visibilità internazionale” sentenzia con sicumera.
Soddisfatto e fiducioso si dice anche Ortolano Petrellamassana, cacciatore del luogo: “I nostri esemplari sono senza dubbio i migliori della penisola, gli unici che possono competere con i cinghiali sestinesi sono i grossetani, ma non i cinghiali grossetani, dico proprio i grossetani”.
Non mancano venti di critiche da più parti, come sintetizza l’addetta alle pubbliche relazioni dell’APER (Associazione Per l’Eguaglianza Rustica), Giuseppina Trappolazzetti: “Le associazioni animaliste di cui noi rappresentiamo il vertice ritengono che la proposta di un concorso riservato ai cinghiali e l’assenza di un evento equivalente per daini e lepri sia un gesto volgarmente e schifosamente specista, uno spregevole segno di sopraffazione e in ultima istanza un’avvisaglia del grave stato in cui versano i diritti civili in questo paese, ovviamente in ritardo rispetto agli standard europei (ricordiamo che la Slovacchia indice già dal 1994 una rassegna equipollente per i caprioli e gli orsi dei Carpazi, rispettando le differenze di specie)”.
Al coro di indignazione si aggiungono anche i movimenti femministi, insoddisfatti dal regolamento del concorso, reo di prevedere la partecipazione esclusiva di esemplari maschi: “Che fine hanno fatto le cignàle?” è la domanda, dal tono fortemente polemico, con la quale Eusebia Battilossi inveisce contro il rendez-vouz toscano. “Che fine hanno fatto le cignàle?” è quello che si chiede anche Torgione Scannagallo, camionista locale e madrino dell’evento: “non se trova più gnente da ‘ngroppare” aggiunge sconsolato.
Non c’è che dire dunque, la rassegna iridata si preannuncia densa di emozioni.