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“Mentaneide”: tra satira e blasting, alla conquista dell’Internet

Il popolo inferocito vagava per le vie di Roma armato di fionde ed altri utensili da taglio di produzione artigianale, in un’inesorabile marcia verso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. I ribelli e i loro capirivolta – composti da un’Assemblea degli Stati Generali che riuniva in gran parte gli admin delle più popolari pagine facebook per ventenni – erano decisi a rovesciare il regime di primogenitura e di corruzione clientelare imposto al Ministero da Graziano Delrio, il Ministro della Mafia.

Questi belluìni sanculotti del Terzo Millennio, forgiati nel sacro fuoco dei post di Mentana, imboccarono via Nomentana, dirigendosi minacciosamente verso il piazzale di Porta Pia – sede del famigerato Ministero, oscuro oggetto d’un distruttivo desiderio. Dinanzi al cancello dell’edificio, sorvegliato a vista da guardie giunte appositamente dalla Sicilia e munite di lupara, dinanzi a quel simbolo di mercimonio edile, a quella collùvie di torbido malaffare, l’admin di “I marò e altre creature leggendarie” non poté che pensare: «Quali veleni, quali ipocrisie tutte italiche si celano dentro questo infernale insieme di travertino ed altri materiali da costruzione… Charlie Hebdo ci ha indicato la strada, facendoci capire che le case in questo Paese sono tutte costruite dalla mafia, ma ora tocca a noi cambiare verso, tocca a noi blastare laggente». «Come darti torto, amico mio» gli fece eco, con la sua voce tipicamente web 2.0, l’admin in seconda di “Adotta anche tu un analfabeta funzionale”; «oggi viviamo in un’epoca in cui la storia del mondo dev’essere riscritta».

I due si fecero coraggio, poi radunarono gli Stati Generali. C’erano proprio tutti: Magalli, Morandi, Alberto Angela (Piero aveva la febbre), il letale reparto speciale con le teste di cuoio indossanti la maschera di Maurizio Costanzo, il portavoce ufficiale del generale supremo Enrico Mentana, e tutti i conduttori dei talk show di La7 che si erano portati dietro i rispettivi pubblici, pronti ad applaudirli durante eventuali azioni d’eroismo, anche in fascia protetta. “Allora, miei prodi!” declamò il portavoce di Mentana, leggendo alla folla l’ultimo post su FB del generale supremo di La7-Internet; “il patto italo-francese che ho segretamente firmato stamane a Parigi con le alte sfere di Charlie Hebdo dev’esser portato a termine inderogabilmente, senza fare prigionieri! Ci è stato assegnato un compito, dal destino e dalle multànimi e versicolori divinità della Rete: questo destino si compie oggi. Non abbiate paura della morte: se anche esanimi cadrete sotto i colpi di archibugio del Malaffare 100% Italico, il vostro profilo su FB vivrà ancora, per preservare a sempiterna memoria il generoso altruismo di questo santo giorno; e coloro che più si saranno distinti meriteranno un onorifico tag di ringraziamento nella mia pagina ufficiale. Morte agli italioti!”.

L’erubescente ed infuocato trionfiloquio del leader animò gli spiriti dei rivoltosi come eburnee flebo di internet, che sguainando e brandendo le proprie lame si riversarono con ardore contro le milizie ministeriali. Lo scontro fu terribile, e i moschettieri democratico-renziani non ressero l’urto oplìtico della Rivoluzione. Abbattute le amazzoni di Banca Etruria di vedetta al guardaroba, i furiosi militanti si diressero verso i piani superiori dell’edificio, là dove pulsava l’òlido e marcescente cuore malato del Ministero, glorioso e ultimo simulacro del tralignamento del Potere. Un fiero e combattivo manipolo di ribelli molisani, capitanati da un giovane di Campobasso che faceva nome Massimiliano Roberto Spierre, riuscì ad individuare il Grande Ufficio che ospitava Sua Ministerialità il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, in un’ala secondaria della struttura. Sfondato il portone d’ebano antisismico placcato in oro con una testuggine composta da bronzee campane di Agnone (Isernia), ivi trovarono il Ministro, terrorizzato dall’invasione hebdo-mentaniana e con ancora addosso la svolazzante Parrucca Ministeriale.

I tumultuanti non aspettarono oltre: con felina prontezza, Roberto Spierre puntò la sua alabarda DeAgostini al collo del Ministro, interamente ricoperto di un madore salmastro, quasi che la sua porosità emettesse una sordida turbìdine, un’orribile cromidròsi nerogialla. Era il madore della paura. Spierre convocò i rappresentanti degli Stati, e anche tutti gli admin delle pagine minori, i quali intonarono coralmente: «Noi, il Popolo, risvegliati dalla Satira di Charlie Hebdo, guidati dal Generale Supremo di La7-Internet, dichiariamo all’unanimità la presa in possesso di questo Organo di Malaffare per trasformarlo nel Ministero per la Giustizia di Internet. Inoltre, dichiariamo la nascita di un apposito Tribunale dell’Inquisizione 2.0 per punire e blastare i commentatori renitenti; questo tribunale avrà a capo il Generale Supremo di La7-Internet Enrico Hohenzollern-Olivares-Asburgo Mentana I. Dichiariamo poi decaduta la legge 1463/982, che imponeva una quota partecipativa della Mafia ad ogni appalto pubblico, come abilmente smascherata dai segugi di Charlie Hebdo. La redazione intera di Charlie Hebdo è promossa a ufficiale dell’Alto Cavalierato Supremo della Satira Intoccabile: la pena per chi ci ironizza sopra sarà la morte. E’ tutto.»

Il recitativo costituzionale terminò, ed un fragoroso boato giunse nella stanza dalle finestre: Enrico Hohenzollern-Olivares-Asburgo Mentana I, duca di Facebook, era appena atterrato con il suo Air Force La7, pronto ad adagiare sul suo capo cinto d’alloro la meritata corona, e farsi avvolgere in un dolce amplesso dalle spire della Gloria.

– Augusto –

Lo Zozzo

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Un blog bello.