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Riflessioni quasi serie sulla citofonata di Salvini a Montecoronaro

In questi giorni post elettorali la stampa si è letteralmente scatenata nell’analizzare se la citofonata del “Capitano” Matteo Salvini al quartiere Pilastro di Bologna abbia o meno influenzato il risultato elettorale delle regionali in Emilia-Romagna. Assieme a questo abbiamo letto una incredibile serie di dichiarazioni fuori da ogni contesto logico, storico e culturale.

Noi, piccola testata che attraverso l’ironia cerca di fare informazione, siamo gli unici ad aver raccontato le avventure di Salvini a Montecoronaro e dintorni e siamo anche gli unici che vi raccontano che nel comune di Verghereto (capoluogo dove si trova la frazione dove ha citofonato Salvini alla famiglia di taglialegna macedoni) la Lega ha preso il 48,7% e la Borgonzoni il 64,5%. Per dovere di cronaca al Pd è toccato il 24% e a Bonaccini il 32,5%. Gli altri, 5 Stelle e sinistre varie, tutti assieme il 3%.

Non abbiamo seguito il leader leghista nelle altre citofonate lungo le valli del Savio e del Marecchia ma leggendo i risultati elettorali di ogni singolo comune possiamo provare a capire dove sia passato lui personalmente e soprattutto il consenso che lo segue. La candidata salviniana ha primeggiato in quasi tutto il territorio montano delle valli del Savio e del Marecchia. Nello specifico lungo la E45 Borgonzoni prende il 56,3% a Sarsina (42,9% la Lega e 38,7% Bonaccini), 52,9% a Mercato Saraceno (45% Lega e 42,2 Bonaccini) e così via fino a Cesena dove la tendenza si inverte. Unica eccezione Bagno di Romagna dove il centrosinistra prevale di un punto percentuale. Lungo la Marecchiese la storia non cambia con Pennabilli, Novafeltria, Talamello, Verucchio al centrodestra in modo netto per poi arrivare a Rimini dove la Romagna ritorna rossa.

Risultati del tutto in linea con quello che è successo in Umbria appena tre mesi prima e dove in praticamente l’intera regione il centrodestra ha prevalso sul centrosinistra con la Lega artefice di percentuali incredibili.

Quello che però fa ridere di tutto questo è il fatto che tutti riescono a vedere solo il bicchiere mezzo pieno.

Salvini sottolinea come conquistano una regione (la Calabria strappata al centrosinistra) e lottano fino alla fine in Emilia-Romagna omettendo di dire di aver perso come forza politica voti a vantaggio di Giorgia Meloni e delle liste civiche a sostegno dei candidati a presidente. Se a Bologna e dintorni questo non emerge con chiarezza, in Calabria la Lega ha perso moltissimi voti pur confermandosi oltre il 10%.

Buffo che un decimo di coloro che sono stati sempre pesantemente insultati dal Matteo verde decidano di sostenerlo con il proprio voto.

Il Pd giustamente esulta per aver vinto la propria “Battaglia di Stalingrado” a difesa di una regione tradizionalmente rossa, ma trascura il disastro in Calabria e la perdita di consenso in una larghissima parte di popolazione emiliana e romagnola.

Osservare l’urlo di liberazione del Pd e del centrosinistra è come vedere quella volta che San Siro esultò quando l’Inter, in Coppa Italia, vinse ai rigori (ad oltranza) contro il Pordenone (che militava in Serie C).

Perfino i 5 Stelle evitano di fare evidenti autocritiche, sottolineando che il dato riguarda solo due regioni e che il Governo nazionale andrà avanti perché “a volte ci si trova a dover scegliere tra il consenso e il bene dei cittadini, non sempre le due cose coincidono” come ci ricorda Vito Crimi. La polverizzazione dei grillini è stata anticipata dalle dimissioni del loro leader ancora prima del voto. Similmente a Schettino, il buon Di Maio è sceso dalla nave poco prima che affondasse.

In tutto questo contesto, già ampiamente ridicolo, passa quasi inosservata la molecolarizzazione della sinistra che sebbene assente in Calabria, riesce a toccare l’1% in Emilia-Romagna sommando il risultato di tre diversi candidati ognuno più comunista dell’altro. Preferiamo tacere sul candidato anti vaccini votato da quasi 11.000 individui, più che sufficienti per scatenare il ritorno di qualsiasi malattia debellata.

Ora si deve guardare avanti e lucidare i citofoni in vista del voto in Toscana, dove per ora lo scarso spessore dei candidati già scesi in campo non aiuta ad immaginare una campagna elettorale meno ridicola di quella dei nostri vicini.

Speriamo che Salvini venga ancora a suonare i campanelli dalle nostre parti e che tutte le forse in campo, una volta eletto il nuovo presidente toscano, possano essere soddisfatti, raggianti e convinti del buon risultato esattamente come dopo l’elezione di Bonaccini in Emilia-Romagna.

Falko Weisspflog

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Pluridecorato saltatore di sci tedesco orientale di origine sassone. Campione nazionale e bronzo mondiale nel 1978. In seguito al ritiro dalle competizioni internazionali e dopo un breve soggiorno viennese sceglie Ponte Molino Baffoni per una vita dedicata all'eremitaggio ed al pentimento.